Home » Attualità » Esteri » Israele-Iran, Khamenei minaccia: «La battaglia ha inizio». Sfida a Trump e Netanyahu

Israele-Iran, Khamenei minaccia: «La battaglia ha inizio». Sfida a Trump e Netanyahu

Israele-Iran, Khamenei minaccia: «La battaglia ha inizio». Sfida a Trump e Netanyahu

Israele sotto attacco: missili dall’Iran su Gush Dan. Trump valuta risposta militare diretta contro Teheran

Israele è tornato sotto attacco. Alle 1:15, nella notte tra martedì e mercoledì, le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno rilevato una nuova salva di missili lanciati dall’Iran in direzione del territorio israeliano. L’allarme è scattato immediatamente nella zona di Gush Dan, dove le sirene hanno risuonato per avvisare la popolazione. Il Comando del Fronte Interno ha ordinato ai residenti di rifugiarsi nelle aree protette.

Ucciso il nuovo Capo di Stato maggiore dell’Iran

Il servizio di emergenza Magen David Adom ha comunicato che, al momento del lancio, non erano giunte segnalazioni al centralino d’emergenza 101 circa eventuali danni o feriti. «Al momento non sono pervenute chiamate al centro di controllo delle emergenze 101 dell’MDA in merito ad attacchi missilistici o vittime», ha dichiarato un portavoce.

I missili iraniani sono decine: il video girato a bordo di un aereo in volo su Dubai è impressionante

L’episodio è stato preceduto, intorno alle 00:30, da un’altra raffica di circa 15 missili, anch’essa proveniente dal territorio iraniano. La maggior parte dei proiettili è stata intercettata dai sistemi di difesa aerea israeliani, mentre le sirene di allerta hanno suonato nel nord e nel centro del Paese. Secondo Magen David Adom, si sono registrati cinque siti d’impatto, ma fortunatamente nessuna vittima. Pochi minuti dopo l’ultimo attacco, il Comando del Fronte Interno ha aggiornato la popolazione dichiarando che era nuovamente sicuro uscire dai rifugi. « A seguito della valutazione della situazione, il Comando del Fronte Interno ha reso noto che ora è consentito lasciare gli spazi protetti. Si chiede al pubblico di continuare a seguire le istruzioni del Comando», ha riferito un comunicato delle IDF. Nelle prime ore di mercoledì mattina, l’Aeronautica militare israeliana (Iaf) ha lanciato una nuova ondata di attacchi su Teheran. Lo ha confermato il portavoce delle Forze di Difesa israeliane (IDF), sottolineando che l’operazione ha preso di mira obiettivi strategici nella capitale iraniana. Poco prima del bombardamento, il portavoce delle IDF in lingua araba aveva diffuso un messaggio di evacuazione rivolto in persiano alla popolazione del distretto 18 di Teheran. L’avviso, diramato sui canali ufficiali, invitava i residenti a mettersi al riparo in previsione dell’imminente attacco. Subito dopo la comunicazione dell’esercito israeliano, numerose esplosioni sono state segnalate nella parte orientale della città.

Così Israele distrugge i siti militari iraniani

Secondo fonti locali e media regionali, uno dei bersagli principali sarebbe stata l’Università Imam Hussein, un istituto strettamente legato alle Guardie Rivoluzionarie iraniane e noto per le sue attività di ricerca militare. Le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno annunciato che oltre 50 aerei da guerra sono entrati in azione, colpendo infrastrutture legate alla produzione di missili e centrifughe nucleari. «Sotto la guida precisa dell’intelligence, oltre 50 aerei hanno completato una serie di attacchi contro obiettivi militari nell’area di Teheran», ha dichiarato un portavoce dell’IDF. Gli obiettivi individuati includevano siti destinati alla produzione di missili terra-terra e terra-aria, elementi chiave dell’arsenale iraniano. Tra i bersagli principali figura anche un impianto per la fabbricazione di centrifughe utilizzate nel programma nucleare iraniano. Secondo l’esercito israeliano, l’operazione mira a ostacolare concretamente i progressi dell’Iran nello sviluppo di armi nucleari.

I missili iraniani possono colpire l’Italia?

L’attacco, condotto su larga scala, rappresenta una delle azioni militari più significative finora intraprese da Israele in territorio iraniano. La precisione dell’operazione e il numero elevato di velivoli coinvolti sottolineano la portata dell’impegno israeliano a impedire che Teheran raggiunga capacità nucleari militari. Al momento, non sono stati resi noti dettagli su eventuali danni collaterali o vittime. Tuttavia, la portata degli attacchi e la natura strategica dei bersagli fanno temere un’ulteriore escalation del conflitto nella regione.

I missili colpiscono Israele: il video girato dalla discoteca in Libano è inquietante

Intanto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump starebbe considerando un’ampia gamma di opzioni militari in risposta all’escalation tra Israele e Iran, incluso un possibile attacco diretto contro Teheran. Lo riportano fonti dell’amministrazione statunitense, secondo cui martedì scorso Trump ha convocato i principali consiglieri militari e di sicurezza nella Situation Room della Casa Bianca per discutere i prossimi passi. Il leader americano, che nei giorni precedenti aveva scritto sui social media che gli Stati Uniti conoscevano la posizione del leader iraniano, ha poi pubblicato un messaggio inequivocabile: «RESA INCONDIZIONATA!».

Parallelamente, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto una conversazione telefonica con Trump proprio martedì, confermata da un funzionario della Casa Bianca. Tuttavia, Washington ha smentito ufficialmente qualsiasi intenzione di partecipare agli attacchi israeliani contro l’Iran, nonostante il crescente dispiegamento di forze nella regione che ha alimentato ipotesi su un possibile coinvolgimento.

La Guida Superema alza il tiro

«La battaglia ha inizio»: con queste parole, la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei ha risposto pubblicamente alle pressioni del presidente americano Donald Trump, che nelle ultime ore ha intimato a Teheran di accettare una «resa incondizionata». Le dichiarazioni del leader iraniano sono state riportate da «al Jazeera», in un contesto di crescente tensione militare e diplomatica tra Stati Uniti, Israele e Repubblica Islamica.Nel suo messaggio, Khamenei ha evocato una figura simbolica della storia islamica sciita, scrivendo: «Alì ritorna a Khaybar». Un chiaro riferimento al primo califfo dell’Islam sciita, Alì ibn Abi Talib, e alla conquista della fortezza ebraica di Khaybar nel VII secolo. Un richiamo carico di significati religiosi e militari, volto a infiammare lo spirito di resistenza. Il messaggio è stato accompagnato da un’immagine dal forte impatto simbolico: un uomo armato di spada che varca i cancelli di un castello sotto un cielo tempestoso attraversato da fulmini. Un’immagine che allude chiaramente a uno scontro epocale. «Con l’aiuto di Allah la Repubblica Islamica trionferà sul regime sionista per volontà di Dio», ha concluso Khamenei, lasciando intendere che la sfida contro Israele e i suoi alleati è solo all’inizio.

Presenza militare rafforzata nel Mediterraneo e nel Golfo

Negli ultimi giorni, un terzo cacciatorpediniere della Marina statunitense è entrato nel Mediterraneo orientale per rafforzare la difesa di Israele, mentre un secondo gruppo di portaerei sta navigando verso il Mar Arabico. Il Pentagono ha descritto queste mosse come puramente difensive, ma il rafforzamento consente agli Stati Uniti di trovarsi in una posizione operativa ottimale qualora Trump optasse per un’azione diretta. Secondo analisti citati da fonti americane, tale presenza potrebbe fungere anche da strumento di pressione per costringere Teheran a negoziare, evitando il confronto diretto. «È un modo per dire all’Iran che il tempo per fare concessioni sta per scadere», spiega un osservatore diplomatico.Nel frattempo, il conflitto tra Israele e Iran continua a intensificarsi. Secondo un gruppo per i diritti umani, il bilancio dei morti in Iran avrebbe superato le 450 vittime, mentre in Israele si registrano almeno 24 decessi a causa di attacchi iraniani. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito, nelle ultime ore, un impianto per la produzione di centrifughe a Teheran, ritenuto parte del programma nucleare militare iraniano. Israele accusa apertamente Teheran di voler sviluppare armi atomiche, mentre l’Iran insiste che il suo programma è destinato esclusivamente a scopi pacifici. La possibilità di un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti rappresenta uno spartiacque nella crisi in corso. Da un lato, l’Amministrazione americana cerca di evitare una guerra aperta; dall’altro, la pressione politica interna e le richieste dell’alleato israeliano potrebbero spingere verso una scelta più aggressiva. Con il fallimento del negoziato nucleare (JCPOA) ormai conclamato per volontà di Teheran e la crescente instabilità nella regione, la linea tra deterrenza e intervento diretto sembra sempre più sottile.

© Riproduzione Riservata